Costruire bio

Da moda, a opportunità, a nuova cultura del costruire. Ormai uscita dagli ambiti dell’esercizio di stile e della curiosità tecnologica, la bioedilizia si sta affermando come nuova pratica del progettare e del costruire, all’insegna del rigore scientifico e della chiarezza degli standard. Con importanti ricadute anche in termini di mercato. In queste pagine, lo stato dell’arte, i sistemi di certificazione, e uno sguardo ai trend di questo settore.
Al di là delle inevitabili discussioni filosofiche e dei confronti, a volte anche molto vivaci, tra diverse scuole di pensiero che sempre caratterizzano argomenti in un modo o nell’altro controversi, è un fatto che anche nel nostro paese la bioedilizia rappresenti oggi un elemento ormai parte a pieno titolo del panorama dell’industria delle costruzioni per tutte le figure legate a diverso titolo alla sua filiera, siano essi progettisti, imprese, produttori di materiali e componenti e, naturalmente, utenti finali. Un processo, questo, che tuttavia non è stato né rapido né lineare; nel nostro paese, infatti, questa nuova “via al costruire” è stata per lungo tempo e di volta involta considerata di volta in volta vezzo culturale, portato di un certo “fondamentalismo ambientale” o, nel migliore dei casi, oggetto di dibattito fra pochi iniziati: slegato, in ogni caso, da una seria e concreta pratica applicativa che lo trasformasse, se non nell’unica, almeno in una delle possibili alternative a un’edilizia tradizionale dall’impatto ambientale sempre più difficilmente sostenibile. Un ritardo culturale, questo, che soprattutto nell’ultimo decennio è stato progressivamente colmato, al punto che oggi anche il più incallito degli scettici potrebbe sostenere che il tema di un’edilizia davvero sostenibile non rappresenti una delle priorità dell’attuale industria delle costruzioni, oltre che un mercato dal potenziale decisamente in ascesa anche in una fase stagnante come quella attuale. A questo risultato hanno ovviamente contribuito svariati fattori, da una crescente sensibilità al tema dell’impatto ambientale alla complessiva crescita culturale del settore, dall’industrializzazione delle pratiche costruttive all’evoluzione di materiali e sistemi, passando per il tema dell’efficienza energetica – che ha senza dubbio costituito un fattore di spinta decisivo – all’ampliamento dell’ottica di valutazione portato dal concetto di ciclo di vita complessivo, sia dell’edificio che dei suoi elementi costitutivi. E oggi? Quali prospettive apre all’industria delle costruzioni questo mercato? Quali dei suoi soggetti sono più sensibili alle sue potenzialità? E come queste si declinano nella concreta pratica? E’ quello che cercheremo di scoprire.

L’evoluzione: dai materiali verdi al Green Building

Da moda, a opportunità, a nuova cultura del costruire. Si potrebbe descrivere così, in estrema sintesi, la parabola descritta da quell’ampio filone di principi progettuali e pratiche costruttive che oggi viene genericamente riassunto con il termine bioedilizia.Una branca che fin da subito nasce su solide basi teoriche, già nella metà degli anni ’70, fase storica in cui si fanno progressivamente strada le istanze ecologiste, e con loro concetti come la necessità di ridurre l’impronta ambientale delle attività umane, l’eliminazione dell’impiego di materiali e sostanze nocive artificiali nelle costruzioni, i consumi energetici, l’analisi dei costi ambientali non più esclusivamente in termini puntuali ma in un’ottica di ciclo di vita complessivo. Ma che a lungo, soprattutto nel nostro paese, viene considerata poco più di un vezzo culturale, una moda per iniziati o oltranzisti ambientali. Complice, va detto anche un’industrializzazione delle relative pratiche costruttive di fatto impossibile e comunque decisamente costosa; molti ricorderanno i tempi, non lontanissimi, in cui si sosteneva l’impiego massivo di materiali come cellulosa, lana di pecora, sughero sollevando, oltre a una serie di perplessità di profilo tecnico, anche qualche facile ironia.
La crescita della cultura ambientale, unitamente agli sforzi dell’industria orientati ad ottimizzare e contenere lo sfruttamento di materie prime e i costi energetici, sfocianti nell’introduzione sul mercato di materiali e componenti più vantaggiosi sotto il profilo dell’impatto ambientale, accompagnati dalla concreta possibilità di una loro concreta introduzione su scala più ampia nella pratica costruttiva, segnano il passaggio dalla fase della “moda” a quella della concreta opportunità di mercato per il concetto di edilizia sostenibile, una delle denominazioni che nel tempo si diffonderanno nel linguaggio comune per indicare questo filone. Che compie poi, in anni più recenti, un netto salto qualitativo e quantitativo con la crescita di importanza del tema del risparmi e dell’efficienza energetica come via maestra a un’edilizia di qualità e ambientalmente sostenibile, obiettivi valutati, come già accennato, in un’ottica di costo del ciclo di vita complessivo dell’organismo edilizio e dei suoi elementi costitutivi. Argomenti, quindi, tali da esercitare sul mercato delle costruzioni una leva non più solamente di carattere culturale o filosofico ma anche economico, andando ad incidere non solamente sulle scelte di progettisti, imprese e aziende produttrici di materiali e sistemi, ma anche sull’utenza finale. La stessa parallela crescita di notorietà e importanza di marchi e certificazioni ambientali ed energetiche accompagna e dà ulteriore impulso a questa dinamica, riuscendo progressivamente ad imporsi come concreto indice di qualità del costruito. La terza tappa di questo percorso è tutt’ora in pieno svolgimento. E anche se i suoi contorni quantitativi - soprattutto in una fase congiunturale difficile per il mondo delle costruzioni come quella attuale – possono risultare di non facile identificazione, non esistono dubbi sul fatto che ecosostenibilità, risparmio ed efficienza energetica, utilizzo di fonti di energia rinnovabili, materiali a bassa impronta ambientale e sicuri dal punto di vista della salute, soluzioni progettuali e costruttive mirate al raggiungimento di tali obiettivi, rappresentino già oggi parole d’ordine dai riflessi concreti per l’intero settore. Per dare concretezza numerica a tali dinamiche abbiamo quindi provato ad analizzare, con il supporto di alcuni fra i suoi protagonisti, i volumi attualmente generati da quello che per comodità terminologica definiremo mercato della bioedilizia, il profilo e la provenienza della domanda e i suoi prevedibili orientamenti.

Una domanda in evoluzione
Un primo indice della sicura crescita di interesse per il settore dell’edilizia sostenibile è dato dalla diffusione degli osservatori che, da diversi punti di vista, hanno in questi ultimi anni provato a dare una fotografia della sua entità e delle sue dinamiche. Significativo in questo senso, in particolare, è il recente studio condotto nel 2013 da Nomisma e Pentapolis dal titolo “Abitare Verde: tendenze in atto e futuri drivers di mercato”, da cui sembra emergere come attenzione all’ambiente, al risparmio energetico e alla salute costituiranno sempre più i fattori trainanti dell’edilizia del futuro, con una conseguente crescita del mercato dell'edilizia sostenibile. Secondo tale ricerca, a orientare la scelta di un'abitazione sono già oggi fattori come la classe energetica dell'edificio (indicata dal 22,8% delle famiglie), la tipologia nuova o ristrutturata dell'immobile (19,5%), l'utilizzo di materiali non nocivi alla salute (15,1%) e la presenza di impianti di energia rinnovabile (14,7%). Specularmente, fra gli interventi sull’edilizia esistente guidano la classifica la sostituzione di infissi (10,5%) e caldaie (12%), l'isolamento termico dei muri esterni (cappotti e coibentazioni), la bonifica da materiali considerati nocivi per la salute (intonaci vecchi, materiali trattati) e l’installazione di impianti per la produzione di energia da fonti rinnovabili. Fattore altrettanto significativo, queste tendenze si riscontrano anche nei Comuni, con un’importante spinta in direzione della sostenibilità. Sono infatti 1.003 i Comuni italiani che hanno modificato i propri regolamenti edilizi per inserire nuovi criteri e obiettivi energetico-ambientali in modo da migliorare le prestazioni delle abitazioni e la qualità del costruito, anticipando e andando oltre la normativa in vigore un numero costantemente cresciuto da quando, cinque anni fa, Cresme e Legambiente hanno promosso l'Osservatorio nazionale sui regolamenti edilizi, che fotografa il cambiamento in atto nella filiera delle costruzioni, ricostruendo annualmente il quadro dei provvedimenti nazionali e regionali in materia di innovazione energetica e ambientale. Significativamente, i parametri presi in considerazione nell'analisi e per i quali si prevede una forte espansione di mercato sono isolamento termico, tetti verdi, fonti rinnovabili, efficienza energetica degli impianti, orientamento e schermatura degli edifici, materiali da costruzioni locali e riciclabili, risparmio idrico, isolamento acustico, prestazioni dei serramenti, contabilizzazione del calore, certificazione energetica, pompe di calore e caldaie a condensazione, ventilazione meccanica controllata. Tutti elementi, quindi, parte a pieno titolo del concetto di edilizia sostenibile, e caratterizzati da un potenziale di mercato decisamente interessante. Ma come stanno reagendo a queste dinamiche i protagonisti della filiera, progettisti, imprese e soprattutto produttori di materiali e tecnologie?
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