Le proposte di REbuild 2017

Il 22 e 23 giugno si è svolto a Riva del Garda l’annuale edizione di REbuild. Come riqualificare in velocità e risparmio i condomini degli anni 50 e 60 delle nostre periferie? La soluzione per le piccole e medie imprese è l’edilizia off-site, processo che ibrida la manifattura con l’edilizia e che sposta parte della catena del valore dal cantiere alla fabbrica.
Il sistema industriale delle costruzioni, composto soprattutto da piccole e medie imprese, è alle prese con un cronico deficit di produttività. Lo Stato offre importanti misure, come quella dell’eco e sisma bonus. Tuttavia, esistono altri stimoli concreti, capaci di far ripartire un mercato chiave per la ripresa economica del Paese.
La proposta di REbuild, ampiamente sperimentata in Europa, è l’edilizia off-site, “la terza terza via delle costruzioni”: si tratta di progetti realizzati in larga parte in fabbrica (off-site) e successivamente assemblati in cantiere (on-site). A giovarne, sono costi e tempi.

«L’edilizia italiana, quando incontra la manifattura, acquisisce delle interessanti possibilità» ha esordito Thomas Miorin, ideatore di REbuild. «L’edilizia off-site dimostra infatti di saper declinare altissima qualità a costi contenuti, industrializzazione con varietà, sostenibilità e qualità architettonica, nuove competenze con automazione, soluzioni per la rigenerazione delle nostre città con inedite possibilità di export. Ora è necessario sia accompagnare le imprese in questa direzione che definire un quadro di policy nazionale coerente con queste possibilità, iniziando ad alzare le ambizioni sull’efficienza energetica per i patrimoni immobiliari».

Peter Goossen, progettista di BouwNext, e Jan Willem Sloof, titolare di Renolution – piccola impresa olandese di 25 dipendenti – hanno illustrato a REbuild un modello di intervento attuabile su edifici Italiani e a portata di piccole e medie imprese. L’industrializzazione e la digitalizzazione non sono, infatti, pertinenza solo delle grandi imprese edili, ma costituiscono una possibilità d’innovazione alla portata di tutti.

«Simili performance nei tempi, nei costi e nella produttività sono raggiunte attraverso un processo razionale di standardizzazione, modularizzazione e pre-fabbricazione in un contesto organizzato ad alta efficienza, nel quale gli stessi addetti che lavoravano in cantiere oggi lavorano, meglio, in fabbrica», ricorda ancora Miorin. Tuttavia, «la sfida è quella di coniugare l’efficienza produttiva assicurata dai nuovi sistemi di produzione e la varietà della produzione in modo da adeguarsi ai molteplici contesti della città e dei suoi edifici» ha aggiunto Ezio Micelli, Presidente del Comitato Scientifico di REbuild.

Diverse le aziende italiane che, pur silenziosamente, hanno già intrapreso questa strada.  Sono stati presentati in concreto casi internazionali e nazionali, le eccellenze italiane (Percassi, Focchi, Stahlbau, Moretti) che confermano come questi processi, tra cui la digitalizzazione della progettazione e del cantiere, la produzione ibrida, digitale e manifatturiera, siano già realtà. Ezio Micelli, presidente del Comitato Scientifico di REbuild ha precisato che «si è parlato anche di robotica, di automazione spinta, ma su tutto è prevalso che il lavoro dell’uomo ha un valore essenziale, non vedremo mai fabbriche senza operai, vedremo un altro tipo di operai».

La convention ha sempre avuto sullo sfondo anche il tema dell’energia e della sostenibilità e la riqualificazione spinta, la cosiddetta deep renovation. I casi visti a REbuild testimoniano che digitalizzazione e industrializzazione intelligente possono rappresentare una via italiana economicamente ed energeticamente positiva. Tuttavia, alcuni Paesi spingono (soprattutto Germania e Francia) per una posizione più incisiva e altri frenano, come i paesi dell’est a cui l’Italia rischia di accodarsi.
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