Rapporto "Casa Italia” sulla sicurezza delle case

È disponibile il “Rapporto sulla Promozione della sicurezza dai Rischi naturali del Patrimonio abitativo”, compilato da una task force di tecnici di Casa Italia.
Da dove partire?
L’ex rettore del Politecnico di Milano, Giovanni Azzone ha coordinato 17 esperti che, dialogando con le università e i maggiori istituti di ricerca, hanno delineato in 200 pagine un programma pluriennale di promozione della sicurezza abitativa, a fronte di rischi di origine naturale.L’obiettivo della commissione di Casa Italia è consistito nel fotografare lo stato dell’arte e suggerire indicazioni prospettiche per perseguire la prevenzione dei rischi naturali.
La Struttura di Missione ha preso atto della necessità di progettare una politica di promozione della sicurezza coerente con le specificità del nostro Paese; non è possibile infatti replicare in modo acritico soluzioni valide in altre paesi del mondo ma richiede interventi specifici sia rispetto a singoli edifici che alle comunità e ai territori.
Il gruppo di esperti ha scelto dunque di agire in modo sistematico sulle tre componenti del rischio: pericolosità degli eventi, vulnerabilità degli edifici, livello di esposizione di persone e beni.
Quali sono state le linee guida sottese all’analisi e ai progetti contenuti nello studio? Sono stati privilegiati interventi che non obblighino le persone e le comunità a modificare le proprie condizioni di vita. I diversi rischi naturali (sismico, idrogeologico, vulcanico, climatico ecc.) sono stati affrontati in modo integrato. Infine, le innovazioni tecnologiche nell’edilizia e in altri settori (sensoristica, big data, comunicazioni satellitari, nuovi materiali) sono state protagoniste delle proposte operative. Lo studio è diviso in tre parti.

Che rischi corre un territorio o un edificio?
La prima parte dello studio tratta il “quadro informativo nazionale”, dettaglia cioè le informazioni su pericolosità, vulnerabilità ed esposizione ai rischi naturali. Il primo capitolo analizza “Le informazioni a livello comunale”; il secondo, “Le informazioni a livello di edificio”.
In entrambi i contesti, i dati raccolti sono risultati copiosi, ma quasi sempre disomogenei. Per meglio integrare e condividere le informazioni, l’Istat curerà una “Mappa dei rischi naturali dei comuni italiani”; in parallelo, l’Agenzia delle Entrate-Catasto gestirà un Repository unico delle informazioni sui singoli edifici residenziali. I nuovi obblighi normativi, del resto, obbligano ad assicurare che le informazioni esistenti siano rese fruibili e che i diversi sistemi siano interoperabili.

Come ridurre i rischi?
La seconda parte è dedicata alle “Politiche per la riduzione del rischio naturale”: nello specifico, si illustra come sia possibile ridurre la pericolosità in presenza di rischio idrogeologico (capitolo 3), quanto siano vulnerabili gli edifici di fronte a tale eventi (capitolo 4) e infine quanto siano esposti persone e cose (capitolo 5).
Nel merito di vulnerabilità degli edifici, se è vero che la Legge di Stabilità del 2017 ha esteso entità e ambito di applicazione del cosiddetto Sismabonus, tuttavia, secondo Casa Italia, al sostegno finanziario deve unirsi un cambio di mentalità: è quanto mia ineludibile una consapevolezza diffusa della necessità di intervenire sugli edifici più vulnerabili e di disporre di tecnologie che rendano il progetto compatibile con la fruibilità continuativa dell’edificio da parte degli abitanti. I tecnici estensori del Rapporto hanno individuato tre piani di azione prioritaria:
• diagnostica speditiva, con oneri a carico dello Stato, per gli oltre 550.000 edifici residenziali maggiormente vulnerabili (in muratura portante o in calcestruzzo armato prima del 1971) nei Comuni caratterizzati da maggiore pericolosità sismica;
• 10 cantieri sperimentali, diffusi su tutto il territorio nazionale, dove applicare soluzioni che consentano di aumentare la sicurezza degli edifici senza richiedere l’allontanamento di chi vi abita;
• Scuola sicura, con funzione di Community center, che potrebbe essere idealmente estesa a tutti i Comuni a maggiore pericolosità sismica.
Per ridurre l’esposizione delle persone al rischio naturale, è stato previsto il divieto alla localizzazione di edifici residenziali in alcune aree o l’incentivazione al loro abbandono. Sono queste le politiche più traumatiche, e tuttavia talvolta inevitabili, perché impongono lo spostamento irreversibile delle persone. La complessità sociale del tema, ancor prima che tecnica, è evidente.

Ridurre il rischio non basta: cos’altro fare?
Il programma di Casa Italia non avrebbe piena potenzialità senza “Gli interventi trasversali”, cui è dedicata la terza parte dello studio: si tratta di misure complementari capaci di rafforzare gli interventi prima dettagliati atti a ridurre il rischio naturale.
Il Capitolo 6 è dedicato alle le “Politiche per rafforzare la resilienza delle comunità”, cioè la loro capacità di reagire agli shock determinati da eventi dannosi o catastrofici. Si tratta di una capacità che, anche nel nostro Paese, ha influito sui tempi di recupero successivi a eventi cataclismatici. Il tema è declinato per due diverse fattispecie localizzative, le aree urbane periferiche soggette a degrado, e i territori appenninici soggetti a spopolamento e impoverimento.
La “Formazione a supporto delle politiche di sviluppo della sicurezza di Casa Italia” è poi approfondita nel capitolo 7. Sono analizzate esperienze internazionali paradigmatiche (per esempio Giappone, Nuova Zelanda e California), per individuare possibili progetti formativi. I tecnici hanno identificato due Piani d’azione:
• l’uso delle Mappe del rischio naturale dei Comuni italiani come strumento di formazione nelle scuole;
• la realizzazione di un MOOC aperto e gratuito basato sulle esperienze dei 10 Cantieri, per generare linee guida visive a disposizione dei progettisti.
L’ultimo capitolo, l’ottavo, attiene alla “Gestione Finanziaria e Assicurativa del Rischio di Disastro Naturale”, ossia alla stime dei costi e degli investimenti e la progettazione del sistema di finanziamento. I fabbisogni finanziari dei diversi tipi d’interventi hanno un livello di prevedibilità oggi differente. Nel caso della pericolosità, è già stato stilato un elenco di circa 7.000 interventi, su base regionale, che comportano complessivamente un investimento stimato in 22 miliardi di euro. Nel caso della vulnerabilità, l’entità dell’investimento dipende dagli obiettivi specifici che la politica vorrà darsi: a titolo d’esempio, il miglioramento di un livello della vulnerabilità dei soli edifici in muratura portante, localizzati nei Comuni a maggiore pericolosità sismica, comporta un investimento dell’ordine dei 36 miliardi di euro; questo valore cresce all’aumentare del livello di miglioramento desiderato e della tipologia di edifici e di Comuni coinvolti. Infine, nel caso dell’esposizione al rischio, non si dispone a oggi d’informazioni sufficienti per una stima realistica degli investimenti necessari. Per questo, il capitolo non individua un singolo strumento finanziario ma analizza, alla luce delle più importanti esperienze internazionali, le possibilità disponibili (assistenza finanziaria diretta, schemi assicurativi) con riferimento sia al finanziamento che al trasferimento dei rischi, allo scopo di fornire al legislatore un quadro analitico dei relativi punti di forza e di debolezza.

Conclusioni
Gli interventi sulla sicurezza e sulla qualità del patrimonio abitativo promossi da Casa Italia non implicano solo la riduzione dei danni di eventi futuri: dal punto di vista ambientale, possono migliorare, la sicurezza complessiva dei sistemi urbani e le prestazioni energetiche dei singoli manufatti, riducendo le emissioni inquinanti connesse al riscaldamento e al raffrescamento. Contemporaneamente, dal punto di vista economico, hanno un effetto moltiplicatore che può essere generato su un settore strutturalmente in crisi come quello dell’edilizia da un vasto piano d’interventi sul settore abitativo. A titolo d’esempio, un intervento di miglioramento sismico limitato ai soli edifici in muratura portante, i più vulnerabili, nei 648 comuni italiani a maggiore pericolosità sismica comporterebbe, in base alle stime, un investimento nel settore edilizio di 36,8 miliardi di euro, con un effetto complessivo sull’economia valutabile in circa 129 miliardi di euro e, in oltre, 570.000 unità di lavoro equivalenti.

Il progetto “Casa Italia”
È il progetto avviato dal Governo Renzi nel settembre 2016, dopo il sisma del 24 agosto del 2016, per la messa in sicurezza del territorio nazionale e del patrimonio abitativo. Il suo campo d’azione si estende alla prevenzione con riferimento a tutti i rischi naturali, includendo, oltre a quello sismico, quello vulcanico, franoso e alluvionale, oltre che la cura e alla valorizzazione del territorio e delle aree urbane.
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